"Quando sarò capace d'amare, probabilmente non avrò bisogno di assassinare in segreto mio padre né di far l'amore con mia madre in sogno.
Quando sarò capace d'amare, con la mia donna non avrò nemmeno la prepotenza e la fragilità di un uomo bambino.
Quando sarò capace d'amare vorrò una donna che ci sia davvero, che non affolli la mia esistenza ma non mi stia lontana neanche col pensiero.
Vorrò una donna che se io accarezzo una poltrona, un libro o una rosal ei avrebbe voglia di essere solo quella cosa.
Quando sarò capace d'amare vorrò una donna che non cambi mai, ma dalle grandi alle piccole cose tutto avrà un senso perché esiste lei.
Potrò guardare dentro al suo cuore e avvicinarmi al suo mistero, non come quando io ragiono ma come quando respiro.
Quando sarò capace d'amare farò l'amore come mi viene senza la smania di dimostrare senza chiedere mai se siamo stati bene.
E nel silenzio delle notti con gli occhi stanchi e l'animo gioioso percepire che anche il sonno è vita e non riposo.
Quando sarò capace d'amare mi piacerebbe un amore che non avesse alcun appuntamento col dovere, un amore senza sensi di colpa, senza alcun rimorso, egoista e naturale come un fiume che fa il suo corso.
Senza cattive o buone azioni, senza altre strane deviazioni che se anche il fiume le potesse avere andrebbe sempre al mare.
Così vorrei amare."
Giorgio Gaber
Ieri sera mi sono ritrovata tra le mani il testo di questa canzone.
L’ho trovata tra le pagine del mio libro di psichiatria…neanche ricordo quando la misi lì né perché.
L’ho riletta.
Non una, ma quattro volte.
La prima per percepirne la bellezza delle parole.
La seconda per sentirsi tagliare a fette l’anima.
La terza per farsi alcune domande.
La quarta per provare a rispondere.
“Quando sarò capace di amare…” farò questo, mi piacerebbe questo, vorrei questo, sarò, farò, senza essere così.
Ho provato a chiedermi “chi”, a parte Dio, sia davvero capace di amare.
Una madre.
Un padre.
Un fratello o una sorella.
Un amico.
Un fidanzato.
Ho provato a chiedermi se questa madre, questo padre, questo fratello o questa sorella, questo amico, questo fidanzato, prima di amare, si fossero chiesti: ma io ne sono capace?
Ho provato a chiedermi perché una madre dona sé stessa ai figli, perché un padre lavora giorno e notte per portare avanti una famiglia, perché un fratello o una sorella si aiutano l’uno con l’altra, perché un amico si sveglia anche alle due di notte per ascoltarti, perché un fidanzato sceglie proprio te.
Poi ho provato a chiedermi perché una madre uccide un figlio, perché un padre violenta una figlia, perché un fratello o una sorella non si rivolgono la parola, perché un amico c’è solo quando gli fai comodo, perché un fidanzato ti delude.
Chi è capace di amare?
Poi ho immaginato un neonato che ha appena visto la luce.
L’ho immaginato compiere i suoi primi passi. Dire la sua prima parola.
Indossare il suo primo grembiule.
Scrivere la sua prima pagina di quaderno.
Amare per la prima volta qualcuno.
“Quando sarò capace di amare?”
Forse mai. O forse ne sono sempre stata capace.
O forse, amare non è una capacità.
Forse è solo coraggio.
Forse è solo bisogno.
Forse è solo verità.
Forse è solo voglia.
Forse è solo speranza.
Ho provato a chiedermi perché si sceglie di amare qualcuno oppure no.
Ma fra tutte le risposte che mi sono data, in nessuna viveva la parola “capacità”.
Giorgio Gaber
Ieri sera mi sono ritrovata tra le mani il testo di questa canzone.
L’ho trovata tra le pagine del mio libro di psichiatria…neanche ricordo quando la misi lì né perché.
L’ho riletta.
Non una, ma quattro volte.
La prima per percepirne la bellezza delle parole.
La seconda per sentirsi tagliare a fette l’anima.
La terza per farsi alcune domande.
La quarta per provare a rispondere.
“Quando sarò capace di amare…” farò questo, mi piacerebbe questo, vorrei questo, sarò, farò, senza essere così.
Ho provato a chiedermi “chi”, a parte Dio, sia davvero capace di amare.
Una madre.
Un padre.
Un fratello o una sorella.
Un amico.
Un fidanzato.
Ho provato a chiedermi se questa madre, questo padre, questo fratello o questa sorella, questo amico, questo fidanzato, prima di amare, si fossero chiesti: ma io ne sono capace?
Ho provato a chiedermi perché una madre dona sé stessa ai figli, perché un padre lavora giorno e notte per portare avanti una famiglia, perché un fratello o una sorella si aiutano l’uno con l’altra, perché un amico si sveglia anche alle due di notte per ascoltarti, perché un fidanzato sceglie proprio te.
Poi ho provato a chiedermi perché una madre uccide un figlio, perché un padre violenta una figlia, perché un fratello o una sorella non si rivolgono la parola, perché un amico c’è solo quando gli fai comodo, perché un fidanzato ti delude.
Chi è capace di amare?
Poi ho immaginato un neonato che ha appena visto la luce.
L’ho immaginato compiere i suoi primi passi. Dire la sua prima parola.
Indossare il suo primo grembiule.
Scrivere la sua prima pagina di quaderno.
Amare per la prima volta qualcuno.
“Quando sarò capace di amare?”
Forse mai. O forse ne sono sempre stata capace.
O forse, amare non è una capacità.
Forse è solo coraggio.
Forse è solo bisogno.
Forse è solo verità.
Forse è solo voglia.
Forse è solo speranza.
Ho provato a chiedermi perché si sceglie di amare qualcuno oppure no.
Ma fra tutte le risposte che mi sono data, in nessuna viveva la parola “capacità”.
Amare è un dono.
Amare è una scelta.
Amare è una volontà.
Amare è una prova che ogni giorno diamo a noi stessi e agli altri.
Tutti, in un modo o nell’altro, amiamo qualcosa o qualcuno.
Anche una madre che uccide un figlio.
Non lo ha fatto perché non è stata capace di amare, ma forse perché non ha scelto di amare neanche sé stessa.
“Così vorrei amare”.
Forse no…perchè così non faccio altro che difendermi dall'amore.
Amare è una scelta.
Amare è una volontà.
Amare è una prova che ogni giorno diamo a noi stessi e agli altri.
Tutti, in un modo o nell’altro, amiamo qualcosa o qualcuno.
Anche una madre che uccide un figlio.
Non lo ha fatto perché non è stata capace di amare, ma forse perché non ha scelto di amare neanche sé stessa.
“Così vorrei amare”.
Forse no…perchè così non faccio altro che difendermi dall'amore.
Forse perchè così non faccio altro che coccolare la paura e il desiderio, ma non il mio bisogno, di cui forse non conosco l'essenza.
Perchè forse...nel momento stesso in cui lo penso, lo desidero, lo voglio, lo scrivo…sto già amando.
Qualcosa o qualcuno.
Non importa.
L’amore è accettare chi abbiamo accettato nella nostra vita.
Senza chiederci se saremo capaci di farlo.
Perché già lo stiamo facendo.
Qualcosa o qualcuno.
Non importa.
L’amore è accettare chi abbiamo accettato nella nostra vita.
Senza chiederci se saremo capaci di farlo.
Perché già lo stiamo facendo.