Mi chiamano tristezza, quando il buio del cielo tira via tutte le stelle ad una ad una e la notte sembra essere l’unico mantello in grado di coprirmi.
Mi chiamano solitudine, quando l’ultimo granello di sabbia che scivola via dal pugno stretto di una mano, cade su una lastra di vetro ghiacciata. E rimane lì.
Mi chiamano paura, quando il vento spoglia tutti i rami di tutti gli alberi…e non soffia, anche se spazza via ogni frammento di materia.
Mi chiamano felicità, quando il cielo non è né azzurro, né grigio, né blu, né nero, né rosso, ma è proprio come io lo voglio.
Mi chiamano sorpresa, quando il respiro toglie il mio stesso respiro e la meraviglia diventa lo sguardo attraverso il quale scruto il mondo intero.
Mi chiamano rabbia, quando l’aria che respiro diventa tornado che distrugge l’essenza stessa della vita.
Mi chiamano noia, quando vedo, ascolto e percepisco solo vuoto, che poi riempio con altro vuoto, perché il vuoto sono diventata io.
Mi chiamano dolore, quando la spina di una rosa rossa ferisce la pelle, e ogni atomo del corpo sussurra all’anima di morire.
Mi chiamano timidezza, quando la gonna è troppo corta e le mie braccia troppo piccole per afferrarla e tirarla più giù.
Mi chiamano attesa, quando i rintocchi di un orologio superano in velocità i battiti del cuore, e le risposte che cerco restano solo e soltanto domande.
Tutti mi chiamano con i nomi più vari, ma io…mi chiamo EMOZIONE.
E’ la vita che spesso tira giù tutte le stelle del cielo, che non riesce a trattenere in un pugno tutti i granelli di sabbia, che spoglia i rami degli alberi, che dipinge il cielo al colore del mio desiderio, che mi toglie il respiro e mi distrugge, che mi fa male fino all’ultima goccia di sangue, che mi veste di vuoto senza riuscire a coprirmi quando voglio nascondermi, lasciandomi sola con le mie domande.
Sì, la vita spesso è una gonna troppo corta e quando il vento è freddo e soffia con prepotenza, scopri di non avere il tempo per cambiarti.
Oppure, non riesci a trovare il vestito adatto.
E rimani scoperta, nuda di te stessa.
A volte mi chiamano anche coraggio. Quando la mia pelle, seppur fragile e incolore, è il vestito che mi sta a pennello.
Io mi chiamo EMOZIONE, e c’è solo un motivo per cui sono venuta al mondo: per cambiare le vite degli altri, cambiando me stessa.
Erano in silenzio. Tutti scrivevano. O quasi.
“Ma perché bisogna scrivere sulle emozioni?” – sbottò un ragazzo qualche mese fa.
Smisero di scrivere. Io restai in silenzio, guardandoli tutti.
“Perché sono le emozioni che ci cambiano la vita” – rispose una ragazza.
Annuii e ripresero a scrivere. Lui mi guardò, ma dopo un po’ scrisse anche lui.
Cominciai a farlo anch’io, guardandoli ogni tanto nel silenzio dei loro scritti.
Così, nacque questo racconto.
I ragazzi si fanno e danno le domande e le risposte migliori, quelle che nascono dal silenzio e da un’emozione che spesso non riesce a venir fuori.
Ma esiste, e c’è sempre un tempo per raccontarla.
Trovalo anche tu.
Mi chiamano solitudine, quando l’ultimo granello di sabbia che scivola via dal pugno stretto di una mano, cade su una lastra di vetro ghiacciata. E rimane lì.
Mi chiamano paura, quando il vento spoglia tutti i rami di tutti gli alberi…e non soffia, anche se spazza via ogni frammento di materia.
Mi chiamano felicità, quando il cielo non è né azzurro, né grigio, né blu, né nero, né rosso, ma è proprio come io lo voglio.
Mi chiamano sorpresa, quando il respiro toglie il mio stesso respiro e la meraviglia diventa lo sguardo attraverso il quale scruto il mondo intero.
Mi chiamano rabbia, quando l’aria che respiro diventa tornado che distrugge l’essenza stessa della vita.
Mi chiamano noia, quando vedo, ascolto e percepisco solo vuoto, che poi riempio con altro vuoto, perché il vuoto sono diventata io.
Mi chiamano dolore, quando la spina di una rosa rossa ferisce la pelle, e ogni atomo del corpo sussurra all’anima di morire.
Mi chiamano timidezza, quando la gonna è troppo corta e le mie braccia troppo piccole per afferrarla e tirarla più giù.
Mi chiamano attesa, quando i rintocchi di un orologio superano in velocità i battiti del cuore, e le risposte che cerco restano solo e soltanto domande.
Tutti mi chiamano con i nomi più vari, ma io…mi chiamo EMOZIONE.
E’ la vita che spesso tira giù tutte le stelle del cielo, che non riesce a trattenere in un pugno tutti i granelli di sabbia, che spoglia i rami degli alberi, che dipinge il cielo al colore del mio desiderio, che mi toglie il respiro e mi distrugge, che mi fa male fino all’ultima goccia di sangue, che mi veste di vuoto senza riuscire a coprirmi quando voglio nascondermi, lasciandomi sola con le mie domande.
Sì, la vita spesso è una gonna troppo corta e quando il vento è freddo e soffia con prepotenza, scopri di non avere il tempo per cambiarti.
Oppure, non riesci a trovare il vestito adatto.
E rimani scoperta, nuda di te stessa.
A volte mi chiamano anche coraggio. Quando la mia pelle, seppur fragile e incolore, è il vestito che mi sta a pennello.
Io mi chiamo EMOZIONE, e c’è solo un motivo per cui sono venuta al mondo: per cambiare le vite degli altri, cambiando me stessa.
Erano in silenzio. Tutti scrivevano. O quasi.
“Ma perché bisogna scrivere sulle emozioni?” – sbottò un ragazzo qualche mese fa.
Smisero di scrivere. Io restai in silenzio, guardandoli tutti.
“Perché sono le emozioni che ci cambiano la vita” – rispose una ragazza.
Annuii e ripresero a scrivere. Lui mi guardò, ma dopo un po’ scrisse anche lui.
Cominciai a farlo anch’io, guardandoli ogni tanto nel silenzio dei loro scritti.
Così, nacque questo racconto.
I ragazzi si fanno e danno le domande e le risposte migliori, quelle che nascono dal silenzio e da un’emozione che spesso non riesce a venir fuori.
Ma esiste, e c’è sempre un tempo per raccontarla.
Trovalo anche tu.