Caro Gesù,
la Tua nascita ha scritto la pagina più bella della nostra storia.
A volte la sfogliamo senza leggerla, altre la maltrattiamo con spudorate orecchie, altre ancora facciamo finta che non esista…e passiamo oltre.
Capitolo dopo capitolo, inventiamo episodi, personaggi, trame, intrighi: specchi dei giorni della nostra vita, nella cui quotidianità, spesso, manchi Tu.
Proprio Tu, che “ci hai nascosto all’ombra del tuo abbraccio”, continui ad essere una presenza spesso ingombrante, persino nelle aule di una scuola.
La libertà dell’uomo si ostina a sottrarsi a questo abbraccio, e ogni Tuo segno, dal principio alla fine, sembra ricadere nel vuoto: il Tuo pianto in una mangiatoia e il Tuo urlo sulla croce.
E’ vero, fatichiamo ad ascoltare persino i pianti e le urla, e spesso i nostri dialoghi diventano monologhi, perché ciascuno è convinto di essere il solo custode della verità, e l’altro è solo il personaggio ultimo della storia, quello di cui si può benissimo fare a meno.
E poi ci lamentiamo della solitudine, dell’egoismo, della mancanza di fraternità.
Il presepe è pieno, Gesù: ci sono pastori, angeli, pecorelle, il cielo blu e il fiume con il ruscello.
C’è persino un gallo che canta.
E poi un uomo, una donna, un bambino.
La terra ne è piena, e spesso ci accorgiamo di loro solo quando vengono sbattuti sulle prime pagine dei giornali: un uomo che si toglie la vita anche se dicono fosse una persona “normale”, una donna che viene maltrattata e violentata, un bambino che viene abusato e neanche creduto…perché tanto i bambini s’inventano tutto.
Gianni Rodari scriveva che “c’è posto per tutti in quella casa, dove la pace scalda più del sole”, eppure non sappiamo ritrovare la strada o non sappiamo riconoscerTi mentre passeggi insieme a noi.
Quella pagina è spesso dimenticata Gesù, forse anche scarabocchiata di nuovi ideali e miti che non riescono a sopravvivere senza avere una loro copia nascosta da qualche parte.
Forse persino tra le orecchie della Tua pagina.
Non Ti chiedo niente, caro Gesù, è tempo che ciascuno di noi impari a non limitarsi a chiedere ad un bambino, ma a saperlo ascoltare.
Per questo Natale voglio ascoltarTi.
Ascoltare il Tuo pianto e il Tuo urlo, ascoltare la quotidianità del mattino di un nuovo giorno e della stanchezza della sera, ascoltare chi abbiamo solo sentito, ascoltare le confidenze di un amico senza giudicarlo, ascoltare la risposta di un rifiuto senza fare del male, ascoltare chi ci dice di stare bene quando invece è solo una bugia, ascoltare chi dimentichiamo di ricordare.
Ascoltare noi stessi, senza chiuderci nelle nostre verità.
E allora BUON NATALE soprattutto a Te, bambino.
Perché tutti i bambini del mondo abbiano sempre e solo braccia che sappiano proteggerli ed accarezzarli, come Tua madre al freddo di una mangiatoia, ma soprattutto, in questa pagina della nostra storia piena di rimandi e di cancellature, mani capaci di scrivere le troppe verità nascoste ed orecchie in grado di ascoltarli, senza dimenticarsi di guardarli negli occhi.
BUON NATALE Liam, un bambino speciale, buon Natale perchè tu possa essere ascoltato, perchè tu possa essere capito ed amato, perchè tu possa sorridere come un bambino della tua età dovrebbe fare.
E BUON NATALE anche a te che leggi queste mie parole, perchè tu possa sempre essere capace di ascoltare, soprattutto te stesso.
UN A L L E G R O N A T A L E DA A L L E G RA