lunedì 22 febbraio 2010

Ad una ragazza speciale. E a sua madre.


Svegliati.
Non è un ordine, ma una preghiera.
Sfioro con le dita i tuoi occhi chiusi, e capisco di aver bisogno di loro per poter guardare al mondo.
Non voglio raccontarti di come eravamo prima, perché so che hai conservato tutti i preziosi istanti
in ogni angolo di cuore, li hai levigati con le emozioni per renderli migliori, li hai trasformati in ricordi per dargli l’onnipotenza dell’immortalità.
Aspetto.
La genesi di ogni giorno è affidata alla speranza, e i miei passi lungo il corridoio che mi porta a te, tengono stretta quell’inquieta e timida attesa che invecchia ad ogni mio respiro.
Ascoltami.
So che riesci a sentirmi…so che ogni mia domanda è già una tua risposta, e mi chiedo come tu possa restare immobile quando invece potresti correre per acchiappare quei sogni che hai lasciato a metà.
Si sono aggrappati al cielo per non cadere, e ogni notte si affacciano per spiarti, per sapere se tu sia pronta a riaverli di nuovo.
Ho cominciato a scrivere di quest’attesa, perché so che un giorno mi chiederai di raccontartela.
Forse potrei inventare una storia, una favola, oppure riempire un diario per poi chiuderlo con un lucchetto, come quelli degli innamorati su Ponte Milvio o su Ponte Vecchio, per far sì che quest’attesa, come l’amore di un uomo e di una donna, ci insegni a non temere di avere coraggio.
Il coraggio dei tuoi occhi che torneranno a brillare.
Il coraggio della tua voce che tornerà a farsi sentire più forte di prima.
Il coraggio dei tuoi sogni, che dal cielo ritorneranno dritti dritti nel tuo cuore, protetti e custoditi nel loro posto migliore.
Il coraggio della tua stessa vita, che tornerà a camminare nelle strade lunghe ed incerte dei giorni che ti aspetteranno.
Svegliati.
Non è un ordine, ma una preghiera.
So che tornerai…ma fallo presto.