Un pianoforte attaccato al muro.
Tre amiche che si scambiano la vita riflettendo pensieri e parole in tazzine di tè caldo: tre gusti diversi ma con lo stesso sapore.
Come le loro esistenze intrecciate.
Una risata, una confidenza, uno scherzo, un rimprovero, un ricordo. E una promessa, anzi no...più di una.
Poi all'improvviso un ragazzo biondo, da lontano sembrava straniero.
Si avvicina e dolcemente chiede di poter suonare.
La musica del pianoforte ha in sè una magia che è un privilegio per chi l'ascolta e la vive.
Inizia a sfiorare quel bianco e nero con delicatezza e passione.
Non era un musicista qualunque.
Era, in quel giorno, un dono inaspettato.
Era insieme il passato ed il futuro.
La domanda e la risposta.
Il sempre e il mai.
Il fatto e l'idea.
Suonò e nessuna delle tre amiche parlò.
C'erano solo sguardi, nel cui immenso si ritrovarono speranze e dolori, bugie e verità da ricercare, istanti vissuti e persone incontrate.
Poi la musica finì e lui, guardando le tre amiche, arrossì. Come solo gli artisti veri sanno fare.
Perchè gli artisti sono come i bambini: puri e senza alcun velo davanti agli occhi.
Il sole era alto sopra Firenze, sembrava essersi legato al cielo.
E nella musica di un pianoforte, tra ricordi e speranze e ancora vita, tre amiche percorsero ognuna la propria strada di casa, rimanendo legate in un'amicizia che non sa morire.
Perchè troppo vera.
Come quelle mani lunghe e bianche sul pianoforte.
E come quel sole caldo e grande nel cielo di una Firenze che non dimenticherò mai, semmai un giorno dovessi lasciarla.
Grazie...a chi lo sa già.