Il post del 24 agosto ha suscitato molti commenti interessanti, che a loro volta hanno provocato domande interessanti.
E' bello quando non ci si accontenta delle risposte, quando si vuole scavare in profondità e non accontentarsi della superficie.
In particolare, nell'ultima parte dei commenti, c'è stato un dialogo tra un Anonimo e Allegra che è rimasto senza risposta.
Anonimo: Come si può fare quando si ha paura?
Allegra: Cercare di non vedere l'altro sempre come un nemico...e rischiare.La paura non è mai più grande di noi...
Anonimo: E come si cerca di non vedere l'altro come un nemico?Come si fa capire che la paura non è più grande di noi?
Allegra: A questa domanda nessuno può rispondere se non ognuno nella situazione in cui vive.Non c'è un "saper fare" universale...c'è solo la volontà, in quel momento, di voler legarsi a qualcuno.Costi quel che costi.Sta a noi.
Allegra: Cercare di non vedere l'altro sempre come un nemico...e rischiare.La paura non è mai più grande di noi...
Anonimo: E come si cerca di non vedere l'altro come un nemico?Come si fa capire che la paura non è più grande di noi?
Allegra: A questa domanda nessuno può rispondere se non ognuno nella situazione in cui vive.Non c'è un "saper fare" universale...c'è solo la volontà, in quel momento, di voler legarsi a qualcuno.Costi quel che costi.Sta a noi.
Anonimo: Non mi basta come risposta...
Allegra in questi giorni è parecchio indaffarata, nel suo cervello e nella sua vita...le date una mano a rispondere all'anonimo lettore?
34 commenti:
A parer mio basta. Cioè...come si può fare...il solo modo è rischiare.
A cosa tieni davvero? A quella persona o alla tua paura?
Roberto
Come si può fare? AFFRONTALA!
Io credo che non ci siano ricette universali contro la paura, ci possono essere infinite ragioni per cui si può provare paura che variano da persona a persona...in questo caso magari si potrebbe riflettere sul fatto che siamo portati per natura a legarci alle persone e che se si dà troppo spazio alla paura e escludiamo a priori i legami, la paura non può che aumentare, non diminuisce...in generale anche le altre fobie si combattono affrontandole...
Catia
La paura non è reale...siamo noi che la proviamo. E possiamo essere noi ad eliminarla. Non è facile, ma ci riusciremo solo affrontandola.
Lorenza
Sì c'è una risposta alla paura.
Siamo noi. Vivi.
La risposta c'è se la vogliamo trovare.
Sta a noi, come scrive Allegra, sta a noi capire se siamo disposti ad affrontarla oppure no.
Francesco
Forse con le sue infinite domande sta chiedendo il tuo aiuto...
Allegra sfodera la tua laurea...
Se ha paura ha paura, è inutile dire AFFRONTALA.
Quanto siete superficiali.
Gentile anonimo...cosa intendi per superficialità?
Intendo, gentile psicologa, che se ti trovi di fronte una persona che ha paura, non puoi dirle affrontala, perchè HA PAURA.
Se ti limiti a dire questo, sei superficiale...
Siamo in un blog e non in una seduta di psicoterapia.
E la sottoscritta non è ancora una psicologa.
Comunque, nessuno si "limita" a dire AFFRONTALA.
E' chiaro che ogni situazione ha le sue particolarità.Se mi viene fatta la domanda: come si fa quando si ha paura? Senza dirmi altro, è ovvio che non posso scendere nei particolari.
E'affrontare la paura che ci porta a superarla, poi ci sono modi e modi per farlo,e questo dipende da molte cose.
Cose che, se si vuole, si possono scoprire.
Se per te questa è superficialità...evidentemente ne abbiamo due concezioni diverse.
Meno male che eri indaffarata Allegra. Funzioni sempre benissimo!
;-)!
se si parte dicendo che se la persona "ha paura ha paura" si resta sempre dove siamo, non si va avanti...ovviamente deve esserci la volontà a sbloccare la paura e ciò può essere facilitato cercando le cause che hanno portato a quella paura...ma qui non c'è una situazione precisa, il discorso è generale, non siamo a fare una seduta!
Catia
No, non è che abbiamo due concezioni diverse...è solo che limitarsi a dire quello che hai detto oppure limitarsi a dire "affrontala" mi suona come uan minestra riscaldata.
Hai paura, affrontala.
Si dice sempre così.
Ma il COME nessuno lo dice?
Mi scuso con l'anonimo se ho "urtato" la sua profondità.
Se ho scritto semplicemente AFFRONTALA è perchè dalla vita ho sempre imparato che questo è il punto di partenza.
Il resto viene dopo.Modi e tempi.
Anonimo delle 16:35
Il "come" appartiene alla persona, alla sua situazione, all'ambiente in cui vive, a chi ha intorno, al suo passato, a chi ha di fronte.
Se si riesce ad avere la consapevolezza che l'unico modo per vincere la paura è affrontarla, questo è l'inizio.
Poi, viene il "come".
Se prima non faccio chiarezza in me, se prima non mi rendo conto che devo iniziare da qualche parte parte per "vedere come si fa", il COME mi serve a poco.
Prima si capisce, poi si va a fondo.
Persona per persona. Storia per storia.
Comunque..la discussione è avvenuta con due anonimi e non con uno solo.
Primo anonimo
Il discorso fila, sei brava a far filare i discorsi.
Ma come fai a far capire ad una persona che ha paura, che deve affrontarla questa paura?
sì, è brava quanto chiunque abbia una logica e ammetta gli stessi valori. Non ci vuole una preparazione in psicologia
Caro anonimo, se ho paura di legarmi a qualcuno, mi chiedo il perchè.
Perchè in passato qualcuno mi ha fatto soffrire? Perchè sono stato preso in giro? perchè tutti i legami che ho avuto mi hanno portato dolore? Perchè la mia famiglia mi ha insegnato che è bene non legarsi?Perchè i miei amici fanno così? Perchè tanto sto bene solo?
Dopo aver capito il perchè mi chiedo dove è nato questo perchè.
Capisco dove è nato e cerco di frammentarlo.
L'ho frammentato, poi prendo pezzo per pezzo ciascun frammento e tiro fuori quello che c'è.
Tiro fuori quello che c'è e mi chiedo: ora cos'é?
Mi basta avere questo o voglio di più?
Posso superarlo?Se sì...come?
Dipende da me, dal mio carattere, dalla mia educazione "emotiva", da chi ho intorno e dalla mia volontà di superare la paura.
E' esauriente come risposta?
L'anonimo forse non sa con chi ha a che fare...la risposta c'è sempre stata.
La paura non è reale, come ha detto lorenza, solo noi possiamo superarla. Con i nostri mezzi, e con l'aiuto di qualcuno, se serve.
posso fare una domanda?se poi non posso resterò senza risposta...per l'anonimo delle 20.02...come farebbe lui se si trovasse davanti una persona che ha paura ad aiutarlo, seguendo la propria logica e i propri valori?
Catia
La logica e i propri valori?
Fidati, a volte non basta.
Ci sono passato, la mia logica zoppicava quando non vedevo altro che paura.
I valori mi hanno aiutato sì, ma avevo bisogno di strumenti per farli "valere".
E se posso aggiungere una cosa... Allegra non è brava solo perchè ha logica e propri valori, ma perchè è in gamba in quello che ha scelto di fare nella vita.
Un ex paziente e un lettore
Perfetta.
Ti ho scritto una mail all'indirizzo che ho trovato sul profilo.
Spero in una tua risposta e grazie per la pazienza.
E' vero...non è da me che è partita la discussione.
Il primo anonimo ha chiesto: come si fa?
Tu hai dato la risposta e io ho approfondito.
Siamo d'accordo: io dico che l'analisi di una situazione o condizione che sia, è possibile riceverla -come in questo caso da Allegra- o realizzarla indipendentemente da una preparazione universitaria in psicologia. Basta non essere superficiali e contare su alcuni punti fissi, i valori.
Poi sottoscrivo l'opinioe del lettore ed ex-paziente, chiarendo che gli strumenti per risolvere le situazioni analizzate si possono ricevere anche dagli specialisti del settore, come Allegra, ma non necessariamente.
Anonimo delle 20.02
Anonimo delle 20:02: dipende dalla gravità...il non necessariamente sta per cosa?
Dipende dal fatto che se si ha la fortuna di stare accanto a genitori, amici o persone che fanno dell'ascolto e dell'appoggio ai bisognosi il loro scopo della vita -vedi chi opera nella Chiesa- in grado di dialogare con la persona che ha dei problemi e magari di starle vicino nel modo che ad essa occorre, non vedo la necessità di pagare un estraneo per ricevere la stessa carità sottoforma di "servizio", tale appunto perchè pagato.
Se parliamo della gravità di un problema, sono d'accordo sull'importanza di rivolgersi ad uno specialista (medico!) che dovrebbe essere in grado di stabilire se intervenire con terapia farmacologica, affiancata sempre alla terapia dell'ascolto e del sostegno psicologico che il paziente può ricevere -ripeto- dalle persone che gli vogliono bene.
Questa è la mia opnione che mi rendo conto non può essere condivisa sa chi lavora nel campo della psicologia.
E scusate per l'off-topic
Perfettamente d'accordo sulla prima parte della tua risposta (fino a "nel modo che ad essa occorre").
Per quanto riguarda dopo, attenzione a fare un'equivalenza sbagliata: gravità=farmaci.
Se i farmaci non sono accompagnati da una psicoterapia, attutiscono il sintomo, ma non lo risolvono in pieno.
Non a caso si lavora in èquipe: medici, psichiatri, psicoterapeuti, psicologi, educatori.
E poi..."affiancata sempre alla terapia dell'ascolto e del sostegno psicologico che il paziente può ricevere -ripeto- dalle persone che gli vogliono bene."...dipende dalla gravità, io ripeto.
Il sostegno psicologico dato dalle persone che amano la persona in difficoltà è indispensabile e vitale, ma ci sono ruoli e ruoli.
Lo psicologo non è colui che si siede su una sedia e ti ascolta mentre parla. Ha degli strumenti a sua disposizione.Se qualcuno studia per anni, ci sarà un motivo.
Non sei l'unico\a a pensarla così sulla psicologia, è una tua opinione, e la rispetto, ma
spero solo non sia un'opinione dettata da pregiudizi.
Comunque...due anonimi,da non crederci. Sembrava vi foste messi d'accordo.
Mi sembra che il post non parlasse di psicologia, ma di paura.
Dire "non ci vuole una preparazione in psicologia" mi è sembrato un pò fuori tema con la sola volontà di esprimere la propria opinione contrastante.
In fondo è venuta proprio dall'anonimo la domanda: "come si fa quando si ha paura"...non vedo il motivo di allargarsi verso altre mete.
Si rispettano le opinioni di tutti così come gli studi e le professioni di tutti.
Non sono della categoria e non ho mai avuto a che fare con psicologi, ma mi metto nei panni di chi studia e di chi lavora in questa professione che spesso si vede piovere addosso pregiudizi e opinioni costruite da anni.
Questa professione richiede di avere a che fare ogni giorno con le sofferenze, di quelle che non si vedono, ma si sentono...il fatto di essere considerato "un servizio pagato"...bè, è un lavoro.
Come quello di tutti. Per altre cose esiste il volontariato, anche in campo medico.
E poi...scusate se pongo l'accento su questa cosa...leggo questo blog da anni e mi sembra di capire che Allegra studi Psicologia infantile...quindi, pensiamo ancora che un bambino autistico, o uno con fobie, o uno che ha subìto violenze, o uno che non parla perchè ha subito un trauma, possa far a meno di una figura professionale che non sia medica (non tocchiamo il tasto dei farmaci ai bambini) e che non sia della Chiesa (credo che un buon psicologo debba essere anche un buon cristiano) e che non sia un parente o un amico?
Credo di no.
Bè anch'io sto uscendo fuori tema, ma ormai questo tema è stato toccato e ho voluto dire la mia.
L.
Infatti mi sono scusato per l'off-topic che è venuto fuori per rispondere a una domanda di allegra: il non necessariamente sta per cosa?
Nessun motivo di contrastare lei o chi fa il suo lavoro, neanche la conosco!
E nn sono io l'anonimo che ha fatto quella domanda!
Addirittura?!Qui le identità si mescolano che è una meraviglia.
Comunque...non c'è bisogno di scuse, c'è libertà di opinione se questa non lede il rispetto.
Non mi pare che l'anonimo l'abbia fatto ( delle 12:50 del 31 agosto - a questo punto non so più chi ha fatto quella domanda, chji ha continuato ecc.).
Spero solo che questo movimentato dialogo sia servito a qualcosa, soprattutto a chi ha fatto quella domanda.
Grazie a chi ha risposto per avermi dato una mano.Il blog lo fate voi!
E' stato un piacere...
In bocca al lupo Carmen per quello che ti aspetta...ho saputo, ma non so come rintracciarti e ricordavo vagamente "il canto delle sirene".
Buona fortuna per tutto, sempre in gamba!
Leonardo
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