I libri sono come chiodi piantati nel muro. Restano.
Anche quando provi a rimuoverli…rimane sempre un segno profondo.
Libri che compri.
Libri che leggi una volta.
Libri che leggi e rileggi.
Libri che presti.
Libri che regali.
Libri che ti fai prestare.
Libri di cui ricordi frammenti.
Libri che citi.
Libri che non dimentichi.
Libri che consigli.
Libri che assolvono il tuo passato.
Libri che rispecchiano il tuo presente.
Libri che ritrovi dopo tanti anni.
“ Come vorrei pensare a noi come a due persone che si sono fatte un’iniezione di verità, per dirla, finalmente, la verità.
Sarei felice di poter dire a me stesso:”con lei ho stillato verità”.
Sì, è questo ciò che voglio.
Voglio che tu sia per me il coltello, e anche io lo sarò per te, prometto.
Un coltello affilato, ma misericordioso”.
David Grossman, “Che tu sia per me il coltello” (p.17)
I tuoi occhi accolgono quelle parole.
Lo stesso movimento di una mano che sfiora il segno di un chiodo piantato in un muro.
Anni fa le dita della tua mano non avrebbero percorso tutte le insenature di quel segno.
Ma oggi è diverso, e non è un caso se hai ripreso proprio quel libro in mano.
Il chiodo non c’è più, ma il segno è indelebile, perché trovi il coraggio di scrostare il bianco della pittura che aveva tentato di ricoprirlo.
Qualcuno, più di duemila anni fa, prima di condannare a morte Qualcuno, chiese: che cos’è la verità?
Oggi, uno degli scrittori più in gamba, paragona il dirsi la verità ad un coltello, affilato e misericordioso.
Cosa vuol dire?
Voglio che tu sia per me il coltello.
Voglio che tu sia per me la verità che non ho mai rivelato a nessuno.
Sarebbe bello se tutti costruissimo legami così.
Sarebbe bello poter dire: “con lei ho stillato verità”.
Sarebbe bello poter dire: “sì, è questo ciò che voglio”.
Ma abbiamo paura di noi stessi, abbiamo paura di quello che gli altri possano tirar fuori da noi, abbiamo paura di rivelare noi stessi e quello che gli altri possano pensare, abbiamo paura di costruire legami perché amiamo prevedere come andrà a finire, abbiamo paura di leggere negli altri la paura, abbiamo paura di avere paura.
Anche della verità.
Sarebbe bello poter dire: “anche io lo sarò per te, prometto”.
Ma, a volte, abbiamo paura anche di sentircelo dire.
Perché il coltello fa male.
E abbiamo paura di soffrire.
Voglio che tu sia per me il coltello.
Ogni libro è un dono ed un messaggio.
Il dono è che, se il libro vale, ti induce ad una riflessione.
Il messaggio è che ti accompagna verso le giuste domande.
Voglio: desidero, ne ho bisogno, è necessario, non posso vivere senza.
Che tu sia: nessun altro, ma solo tu, con i tuoi pregi e i tuoi difetti, con quello che hai e quello che ti manca.
Per me: nessun altro, ma solo io, con i miei pregi e i miei difetti, con quello che ho e quello che mi manca.
Il coltello: penetrante da lasciarti senza respiro.
Affilato: tagliente, doloroso.
Anche quando provi a rimuoverli…rimane sempre un segno profondo.
Libri che compri.
Libri che leggi una volta.
Libri che leggi e rileggi.
Libri che presti.
Libri che regali.
Libri che ti fai prestare.
Libri di cui ricordi frammenti.
Libri che citi.
Libri che non dimentichi.
Libri che consigli.
Libri che assolvono il tuo passato.
Libri che rispecchiano il tuo presente.
Libri che ritrovi dopo tanti anni.
“ Come vorrei pensare a noi come a due persone che si sono fatte un’iniezione di verità, per dirla, finalmente, la verità.
Sarei felice di poter dire a me stesso:”con lei ho stillato verità”.
Sì, è questo ciò che voglio.
Voglio che tu sia per me il coltello, e anche io lo sarò per te, prometto.
Un coltello affilato, ma misericordioso”.
David Grossman, “Che tu sia per me il coltello” (p.17)
I tuoi occhi accolgono quelle parole.
Lo stesso movimento di una mano che sfiora il segno di un chiodo piantato in un muro.
Anni fa le dita della tua mano non avrebbero percorso tutte le insenature di quel segno.
Ma oggi è diverso, e non è un caso se hai ripreso proprio quel libro in mano.
Il chiodo non c’è più, ma il segno è indelebile, perché trovi il coraggio di scrostare il bianco della pittura che aveva tentato di ricoprirlo.
Qualcuno, più di duemila anni fa, prima di condannare a morte Qualcuno, chiese: che cos’è la verità?
Oggi, uno degli scrittori più in gamba, paragona il dirsi la verità ad un coltello, affilato e misericordioso.
Cosa vuol dire?
Voglio che tu sia per me il coltello.
Voglio che tu sia per me la verità che non ho mai rivelato a nessuno.
Sarebbe bello se tutti costruissimo legami così.
Sarebbe bello poter dire: “con lei ho stillato verità”.
Sarebbe bello poter dire: “sì, è questo ciò che voglio”.
Ma abbiamo paura di noi stessi, abbiamo paura di quello che gli altri possano tirar fuori da noi, abbiamo paura di rivelare noi stessi e quello che gli altri possano pensare, abbiamo paura di costruire legami perché amiamo prevedere come andrà a finire, abbiamo paura di leggere negli altri la paura, abbiamo paura di avere paura.
Anche della verità.
Sarebbe bello poter dire: “anche io lo sarò per te, prometto”.
Ma, a volte, abbiamo paura anche di sentircelo dire.
Perché il coltello fa male.
E abbiamo paura di soffrire.
Voglio che tu sia per me il coltello.
Ogni libro è un dono ed un messaggio.
Il dono è che, se il libro vale, ti induce ad una riflessione.
Il messaggio è che ti accompagna verso le giuste domande.
Voglio: desidero, ne ho bisogno, è necessario, non posso vivere senza.
Che tu sia: nessun altro, ma solo tu, con i tuoi pregi e i tuoi difetti, con quello che hai e quello che ti manca.
Per me: nessun altro, ma solo io, con i miei pregi e i miei difetti, con quello che ho e quello che mi manca.
Il coltello: penetrante da lasciarti senza respiro.
Affilato: tagliente, doloroso.
Ma: non c'è solo dolore...
Misericordioso: che mi dia la salvezza.
Il posto del chiodo è vacante. Ma il segno è visibile anche da lontano.
Il libro si chiude e lo si rimette a posto. Ma le domande restano.
Sarebbe bello se ognuno tenesse a mente queste parole e le ripetesse ad un genitore, ad un figlio, ad un fratello o ad una sorella, ad un marito o ad una moglie, ad un fidanzato o ad una fidanzata, ad un amico o ad un’amica, ad una persona con cui si vorrebbe costruire un legame.
Sarebbe bello se tutto nascesse dalla verità.
Sarebbe bello se ogni legame la sapesse raccontare.
I legami ci tengono in vita, in orizzontale e in verticale.
Sta a noi inventare il modo in cui stringerli.
E’ possibile con un coltello affilato e misericordioso?
Misericordioso: che mi dia la salvezza.
Il posto del chiodo è vacante. Ma il segno è visibile anche da lontano.
Il libro si chiude e lo si rimette a posto. Ma le domande restano.
Sarebbe bello se ognuno tenesse a mente queste parole e le ripetesse ad un genitore, ad un figlio, ad un fratello o ad una sorella, ad un marito o ad una moglie, ad un fidanzato o ad una fidanzata, ad un amico o ad un’amica, ad una persona con cui si vorrebbe costruire un legame.
Sarebbe bello se tutto nascesse dalla verità.
Sarebbe bello se ogni legame la sapesse raccontare.
I legami ci tengono in vita, in orizzontale e in verticale.
Sta a noi inventare il modo in cui stringerli.
E’ possibile con un coltello affilato e misericordioso?
25 commenti:
Uao...conosco Grossman ma non ho letto questo libro.
Lo consigli?
Comunque...sì,sarebbe bello.
Il problema è che spesso la verità è troppo dura e fa male, preferiamo nasconderci e non percepirla, illudendoci di costruire legami.
ma invece costruiamo solo ipotetici noi che in realtà non si conoscono.
Francesco
Bella domanda.
Sì, sarebbe possibile.
Ma mi chiedo, nella realtà, come si fa a "stillare verità"?
Io credo che in qualsiasi legame ci sia sempre qualcosa di non detto, di taciuto.
Perchè abbiamo bisogno di rimanere forti e di non donarci completamente all'altro.
Sarebbe come perdere l'equilibrio.
Non sono d'accordo con Cavaliere oscuro.
Perchè dici di perdere l'equilibrio?
Anzi, è in due che si riesce ad essere più forti, se ci si dona l'uno all'altro con verità.
La solitudine non ci rende forti, ma ci fa richiudere in noi stessi, diventando sempre più fragili.
Perdere l'equilibrio nel senso di non essere tutti interi.
In parte è quello che scriveva Allegra nei commenti all'altro post, solo che io mi permetto di capovolgerlo.
Se doniamo noi stessi all'altro, non siamo più interi, ma metà.
E se siamo metà, siamo più fragili ed inclini a perdere l'equilibrio.
Si vede che siete lettori del blog di Carmen, vi strizzate il cervello come fa lei e come cerca di farlo agli altri (;-)).
Mi permetto di scriverlo perchè la conosco personalmente.
Comunque, apro un varco anch'io.
Se io voglio costruire un legame con quella persona oppure se(come nel caso dei legami di sangue) il legame esiste già e voglio che sia vero, DEVO cercare sempre di "stillare verità", anche quando mi sembra impossibile.
Donando all'altro menzogna, riempio anche me di menzogna.
Se ricevo dall'altro menzogna, riempio il legame di menzogna.
Prima o poi questo libro me lo presti.
Marco
Allegra parlava di donarsi all'altro interi per essere più forti, o sbaglio?
Non credo, Cavaliere Oscuro, che la tua sia una soluzione alla fragilità.
Così ci si nasconde.
Allegra batti un colpo, senza di te ci sentiamo spaesati!!!!!
Quel passo è stato davvero un coltello...mi ha mozzato il fiato.
Bella e profonda la tua riflessione, come sempre.
Altri libri di Grossman da consigliare?
Mi fido di te!
Lorenza
Francesco: sì lo consiglio!
Cavaliere Oscuro: cerchi una scusa per non legarti a qualcuno? Sinceramente non credo che per essere forti non ci sia bisogno di donarci agli altri. E credo ancor meno in quello che dici dopo: "Se doniamo noi stessi all'altro, non siamo più interi, ma metà.
E se siamo metà, siamo più fragili ed inclini a perdere l'equilibrio".
Non pensi sia un pò troppo egoistico come ragionamento?
Marina: concordo con te, ma credo che la solitudine non ci renda fragili. Se riusciamo a viverla in modo giusto, in modo da non richiuderci in noi stessi e in modo da non ferire gli altri, è un bene prezioso.
Marco: quando vuoi...
Lorenza: Qualcuno con cui correre, Vedi alla voce:amore, Il libro della grammatica interiore, A un cerbiatto somiglia il mio amore.
Meritano tutti di essere letti, poi mi dici come ti sembrano.
Non è una scusa, solo che tutte le esperienze vissute mi hanno detto un'unica cosa: se ti affidi totalmente ad un'altra persona, è inevitabile soffrire.
Non è egoistico, è solo voler essere una persona che non soffre.
Sarebbe bello poter dire: non ho paura che tu sia per me un coltello.
a.
Bella la frase di a.
Grazie mille per i consigli Allegra...comincerò con "Che tu sia per me il coltello".
Poi ti farò sapere.
Lorenza
Cavaliere Oscuro: Hai mai conosciuto qualcuno che non soffre sulla terra? Io no.
La sofferenza non puoi nè sceglierla nè non volerla,perchè è necessaria.
a.: sempre impeccabile.
Lorenza: buona lettura!
E' necessaria se ci leghiamo agli altri, amici o fidanzati che siano.
Se stiamo soli, oppure se ci leghiamo il giusto senza troppi coinvolgimenti, soffriremo sicuramente di meno.
Forse hai ragione, sono egoista, ma è la vita che mi ha portato ad esserlo.
C'è un film che dice: happiness is real only if is shared (la felicità è vera solo se condivisa).
Senza legami niente ha sapore.
Bella la tua metafora con il chiodo, me la segno sul taccuino.
Passo di qui per caso.
E rimango stupito ed affascinato.
1)Dalla delicatezza dei post.
2)Dalla loro profondità e maturità.
3)Dalla giovane età della blogger che dalla foto sembra ancora più piccola.
4)Dalle discussioni che si creano dai commenti e dai botta e risposta, profondi anch'essi, dei vari commentatori tra di loro e tra loro e la blogger.
5)Da un senso di pace che traspare dai colori del blog.
6)Dal sottotitolo preso dall'Odissea che risulta vero dopo aver letto i post.
7)Dalla fermezza delle idee della blogger(Allegra)a cui auguro di esser sempre così anche nella vita reale, pur non conoscendola.
8)Ad un mondo virtuale che ti regala queste riflessioni e che ti offre domande da porti.
9)Alla precisione dei titoli.
Un augurio per la blogger e i suoi lettori: che il canto delle sirene non perda mai la voce.
Un lettore attento
Ciao Allegra!
Che bello ritrovarti, sono stata fuori e non ho potuto leggere il blog.
La verità, bè, è a fondamento dei legami "veri", non so se ci riusciamo, ma bisogna crederci e mettercela tutta. Non siamo soli al mondo, ed è bello poter condividere con gli altri ciò che siamo e ciò che loro sono.
La sofferenza è inevitabile, ma chiudersi in casa ed in se stessi senza avere legami di nessun tipo è peggio.
Il film di cui parlava Federico?
Sempre fenomenale la mia Allegra!
Caterina
Cavaliere Oscuro: attenzione!Non ti ho dato dell'egoista...ti ho chiesto se per caso il tuo ragionamento non ti sembrasse un pò egoistico, è diverso. Quello che penso è che la vita non insegni, ma siamo noi che impariamo da essa: non nascondiamoci sempre nel dire: la vita mi ha portato a fare questo, quello o quell'altro. Siamo "noi" che impariamo da tutto quello che ci capita, dalle sofferenze e dalle gioie. La vita di tutti è piena di sofferenze e di gioie, ma non per questo nessuno si lega a nessuno. Cerchiamo di abbattere queste difese, altrimenti affogheremo nelle paure e nella solitudine.
Federico: concordo.
Lettore attento: il canto delle sirene tutto intero ringrazia e si commuove per le tue parole.
Caterina: bentornata! Credo che Federico si riferisse ad "Into the wild".
Credi molto nell'essere umano Allegra?
Nel senso, "siamo noi che impariamo"...ma spesso accade il contrario.
La vita scorre, ci capitano momenti bui, momenti belli e noi li affrontiamo.
Roberto
Roberto: forse...ma abbiamo bisogno di credere: in Dio, in noi stessi e negli essere umani.
E comunque non è una questione di fiducia: se nella vita ci sono "questi" momenti (difficili o gioiosi che siano), non li possiamo cambiare. C'è solo una cosa che possiamo cambiare: il nostro modo di affrontarli.
Però...hai presente il principio di non contraddizione?
Credo che il tuo commento sia un pò contraddittorio: prima dici "siamo noi che impariamo"...ma spesso accade il contrario." poi dici "La vita scorre, ci capitano momenti bui, momenti belli e noi li affrontiamo"...accade il contrario o li affrontiamo?
Ops...in effetti mi sono un pò incartato.
Quello che volevo dire è che spesso noi non sappiamo affrontare i momenti che ci capitano, per questo abbiamo paura e poi questo ci porta a nasconderci, a non svelarci, a non "essere coltelli".
Ma hai ragione...siamo sempre noi che impariamo o non impariamo, la vita ci presenta i suoi momenti, sta a noi comportarci di conseguenza.
Sei molto sveglia Allegra.
Roberto
COme si può fare quando si ha paura?
Cercare di non vedere l'altro sempre come un nemico...e rischiare.
La paura non è mai più grande di noi...
E come si cerca di non vedere l'altro come un nemico?Come si fa capire che la paura non è più grande di noi?
A questa domanda nessuno può rispondere se non ognuno nella situazione in cui vive.
Non c'è un "saper fare" universale...c'è solo la volontà, in quel momento, di voler legarsi a qualcuno.
Costi quel che costi.
Sta a noi.
Non mi basta come risposta...
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