Rossella Pirovano, “Ho chiesto perdono a mio figlio”
Sono sempre stata convinta che la vita non si scrive mai da soli, che le persone che incontriamo nel nostro cammino lasciano spesso un segno dal quale continuare ad andare avanti.
Ci pensavo proprio stamattina mentre preparavo un progetto per un seminario di scrittura espressiva autobiografica che terrò nei prossimi mesi con alcuni ragazzi.
E’ così che mi è venuta in mente l’idea di proporre anche a voi due esercizi che fanno parte del progetto, legati in particolare al ruolo che alcune persone importanti hanno avuto o hanno nella nostra vita.
Vi basta poco: quarantacinque minuti di tempo, una penna, un quadernino ( oppure dei fogli), un po’ di solitudine e voglia di scoprirsi dentro.
▪ Primo esercizio – RITRATTI ( di Chiara Ferroni)
Quante volte abbiamo conosciuto personaggi che sono rimasti nella nostra mente, o perché hanno fatto parte integrante della nostra vita, o perché in qualche modo hanno colpito i nostri occhi, il nostro cuore, il nostro immaginario… in questo esercizio si chiede ai partecipanti, in 25 minuti, di “ritrarre” tre personaggi incontrati durante il cammino della propria vita. Alcuni esempi di personaggi possono essere: mio padre, il negoziante sotto casa, il mio allenatore, il compagno di banco, il mio professore e così via… All’interno di questo ritratto, si dovrà cercare di far capire cosa ha lasciato nella vita di chi scrive quel personaggio.
▪ Secondo esercizio – SE TU SCRIVESSI A ME… ( di Carmen Garofalo)
Riprendendo le fila dell’esercizio precedente, si chiede di scegliere uno dei tre ritratti di persone significative della propria vita e di immaginare che questa persona scriva a noi una lettera.
Immedesimarsi in una persona che ha significativamente segnato la propria vita, vuol dire entrarvi in sintonia attraverso ciò che ci lega a lei.
Quando il rapporto tra due persone è vero ed autentico, anche nelle più sottili pieghe dei nostri giorni, è la verità di ciò che si pensa e di ciò che si è fatto che fa da cornice al legame.
Una lettera scritta a mano è il luogo in cui le emozioni, le sensazioni, i sentimenti prendono la forma di parole che nascono dal movimento della propria penna poggiata sul foglio.
E’ in questo movimento che si rendono vivi i ricordi e le speranze: cosa penso mi voglia scrivere quella persona che ha tanto significato per me e per la mia vita? Cosa penso che pensi di me? Cosa penso che speri per me? Cosa vorrei che mi scrivesse?
Durata: 20 minuti.
A volte basta poco per conoscersi un po’ meglio…basta poco per ritagliarsi un po’ di tempo nelle frenetiche giornate, e pensare profondamente a sè stessi e a ciò che circonda la propria vita.
Non dimentichiamo di che pasta siamo fatti.
Non siamo solo corpo che ha bisogno di respirare, lavorare e mangiare.
Siamo anche anima che ha bisogno di guardarsi dentro.
“Le mie trame divennero complicate, cominciavo
a scoprirmi.
Sono nato dalla scrittura.
Scrivendo esistevo”
Jean-Paul Sartre
Ci pensavo proprio stamattina mentre preparavo un progetto per un seminario di scrittura espressiva autobiografica che terrò nei prossimi mesi con alcuni ragazzi.
E’ così che mi è venuta in mente l’idea di proporre anche a voi due esercizi che fanno parte del progetto, legati in particolare al ruolo che alcune persone importanti hanno avuto o hanno nella nostra vita.
Vi basta poco: quarantacinque minuti di tempo, una penna, un quadernino ( oppure dei fogli), un po’ di solitudine e voglia di scoprirsi dentro.
▪ Primo esercizio – RITRATTI ( di Chiara Ferroni)
Quante volte abbiamo conosciuto personaggi che sono rimasti nella nostra mente, o perché hanno fatto parte integrante della nostra vita, o perché in qualche modo hanno colpito i nostri occhi, il nostro cuore, il nostro immaginario… in questo esercizio si chiede ai partecipanti, in 25 minuti, di “ritrarre” tre personaggi incontrati durante il cammino della propria vita. Alcuni esempi di personaggi possono essere: mio padre, il negoziante sotto casa, il mio allenatore, il compagno di banco, il mio professore e così via… All’interno di questo ritratto, si dovrà cercare di far capire cosa ha lasciato nella vita di chi scrive quel personaggio.
▪ Secondo esercizio – SE TU SCRIVESSI A ME… ( di Carmen Garofalo)
Riprendendo le fila dell’esercizio precedente, si chiede di scegliere uno dei tre ritratti di persone significative della propria vita e di immaginare che questa persona scriva a noi una lettera.
Immedesimarsi in una persona che ha significativamente segnato la propria vita, vuol dire entrarvi in sintonia attraverso ciò che ci lega a lei.
Quando il rapporto tra due persone è vero ed autentico, anche nelle più sottili pieghe dei nostri giorni, è la verità di ciò che si pensa e di ciò che si è fatto che fa da cornice al legame.
Una lettera scritta a mano è il luogo in cui le emozioni, le sensazioni, i sentimenti prendono la forma di parole che nascono dal movimento della propria penna poggiata sul foglio.
E’ in questo movimento che si rendono vivi i ricordi e le speranze: cosa penso mi voglia scrivere quella persona che ha tanto significato per me e per la mia vita? Cosa penso che pensi di me? Cosa penso che speri per me? Cosa vorrei che mi scrivesse?
Durata: 20 minuti.
A volte basta poco per conoscersi un po’ meglio…basta poco per ritagliarsi un po’ di tempo nelle frenetiche giornate, e pensare profondamente a sè stessi e a ciò che circonda la propria vita.
Non dimentichiamo di che pasta siamo fatti.
Non siamo solo corpo che ha bisogno di respirare, lavorare e mangiare.
Siamo anche anima che ha bisogno di guardarsi dentro.
“Le mie trame divennero complicate, cominciavo
a scoprirmi.
Sono nato dalla scrittura.
Scrivendo esistevo”
Jean-Paul Sartre
SCRIVETE…SCRIVETE…SCRIVETE…
25 commenti:
Mi piace! Anche se entrare in solitudine con me stessa mi fa un paura, soprattutto se scrivo di persone che hanno segnato la mia vita.
E' difficile...è complicato guardarsi dentro.
Grazie però...dai sempre delle opportunità meravigliose.
Scrittura espressiva autobiografica...mi è sempre paiciuto saperne di più.
Comincerò con questi due esercizi...vedrò cosa ne esce fuori...magari te li mando via mail...che dici?
Anch'io concordo con l'anonimo: MI PIACE!
Lorenza
Interessanti...ma posso farti una domanda?
Come mai c'è "un tempo"? 25 minuti, 20 minuti...perchè?
Non si dovrebbe dar libero sfogo senza limiti di tempo?
Attendo...
Nuovo Lettore
Nell'era di facebook finalmente c'è qualcuno che incita a scrivere una lettera a mano!
NON CI POSSO CREDERE!
E se le persone che abbiamo incontrato ci hanno portato dolore?Solo dolore? Dobbiamo dire "grazie"
Che differenza c'è tra scrittura creativa e scrittura espressiva autobiografica?
Se c'è differenza...
Io ho seguito un corso di scrittura creativa, non di scrittura espressiva autobiografica.
Vorrei sapere anche io la differenza...certo che un corso tenuto da te, dovrebbe essere ancora più interessante!Se lo tieni nel modo in cui scrivi!
Comunque, il corso che ho seguito consiteva nel farci fare esercizi per allenarci alla scrittura, per modificare la forma dei nostri racconti, insomma per migliorare la tecnica di scrittura.
E' uguale?
Isabella
Li ho fatti!
Non so come,ma tra i tre ritratti ho scelto proprio una persona che pensavo non fosse così "dentro di me".Invece scrivendomi...insomma lei che scriveva a me, è stato come riscoprire delle cose, ma anche cose che io volevo dire a lei e che lei non ha mai saputo, e che magari se avesse saputo, mi avrebbe dato consigli.
Grazie...se lo fai anche a Milano questo corso dillo...io mi prenoto!!!
Se tu abitassi qui in zona ti inviterei nella mia scuola!
Deve trattarsi di un progetto davvero interessante, sia per te che per i ragazzi..
Bello soprattutto che si usi carta e penna!
1sorriso
Che meraviglia!Bello bello bello!
Sono capitata per caso qui in questo blog!
Io adoro scrivere!
Puoi scriverne altri di esercizi???
Guarda propongo alla preside se vieni nella mia scuola!!!!
Lisa
Per il secondo ci ho messo di più di venti minuti...E' GRAVE ALLEGRA???
Grazie per questa opportunità!
Mi dispiace se il mio commento esula un po' da quelli che sono gli esercizi, ma mi chiedevo: è proprio vero che nella vita "niente avviene per caso"?Che c'è sempre una ragione?O è solo un modo per mantenere vive le speranze, per non accettare che il mondo sia ingiusto e spesso privo di logica?E questa ragione è lagata a qualcosa che chiamiamo destino o piuttosto all'ostinarsi a trovare sempre qualcosa da imparare da ogni situazione, perchè deve sempre esserci una spiegazione a tutto?
Grazie
Chiara
Anonimo: è vero, è complicato guardarsi dentro, ma penso sia uno dei modi per scoprire chi siamo...
Lorenza: non è un compito! Gli esercizi sono creati appunto per "rimanere a sè stessi". Nel corso dei seminari, chi vuole, alla fine può leggerli e se ne discute insieme, ma "nessuno" li correggerà mai. Altrimenti non sarebbe scrittura espressiva...
Nuovo Lettore: c'è un tempo per due motivi: il primo è che si tratta di una "scrittura automatica". Il tempo serve alla persona che svolge gli esercizi per aiutarla a tirar fuori ciò che prova in quel momento, senza pensarci troppo. Si chiama "espressiva" appunto perchè dona libero sfogo alle emozioni di "quel" momento, senza il filtro della "troppa" riflessione". Il secondo motivo è più di ordine pratico: se non si dona un tempo, il seminario diventa infinito...
SerenoPocoNuvoloso (Uao!): ce n'è più di una...fidati!
Cavaliere Oscuro: ritorniamo sempre sullo stesso punto...io penso che dal dolore s'impari. Dire che le persone che abbiamo incontrato lasciano un segno, non è dire che lasciano sempre un segno positivo. Si può crescere dalla gioia di un incontro, come può essere un amico o un amore, ma anche dal dolore di un incontro, che può essere un amico o un amore.
E' chiaro che nel momento in cui lo proviamo, questo dolore fa male e vorremmo non aver mai incontrato quella persona, ma dal tempo spesso impariamo a "capire" di più questo dolore...no?
Caterina ed Isabella: c'è differenza.
La scrittura creativa è appunto quello che scriveva Isabella, ed è più una "formazione" per i futuri scrittori. La scrittura espressiva autobiografica, invece, è una pratica che si svolge in vari ambiti e che è destinata ad una molteplicità di persone: la scrittura diventa uno strumento per esprimere (espressiva) le proprie emozioni e sensazioni sui propri ricordi e sulla propria vita (autobiografica). Proprio per questo, si auspica che i corsi siano tenuti da persone che hanno una certa conoscenza in psicologia, oltre ad aver seguito loro stesse dei seminari, perchè dopo la stesura di ogni esercizio si apre una discussione su ciò che si è scritto o, per chi non voglia leggere, su ciò che ha provato scrivendo.
Anonimo: è bello che tu abbia sciperto quello che scrivi...:-)!
1Sorriso: viva la carta e la penna!!!
Lisa: grazie per l'entusiasmo...!
Federico: macchè grave!Succede spesso d'impiegare più tempo...è successo anche a me (non avendo il dono della sintesi, come ben potete notare!).
Chiara: grazie per il tuo intervento che fa riflettere. Non penso che sia un vero e proprio ostinarsi a trovare sempre qualcosa da imparare. E' che, parlo per come la vedo io, ogni momento, ogni persona, ogni difficoltà, ogni gioia o dolore, concorre a "farci" quello che siamo.
Forse dire che è "un modo per non accettare che il mondo sia ingiusto", è un pò contraddittorio.
Cioè, io penso che le persone e i momenti abbiano un significato...e "uso" questo come difesa o modo per non accettare che il mondo sia ingiusto.
Ma il mondo, credo, può essere ingiusto anche se crediamo che le persone e le cose "non abbiano un significato".
Esempio:
Può essere ingiusto anche se crediamo che sia stato "un caso" se quel bambino abbia quella malattia e che abbia incontrato quella persona che lo ha fatto sorridere, anche solo per poco.
Magari non la ricorderà, perchè morirà per quella malattia.
Eppure quella persona era lì, proprio "lei" per "lui".
Oppure può essere giusto, se crediamo che sia stato "un caso" se quello stesso bambino non abbia quella malattia eppure ha incontrato quella persona che lo ha fatto sorridere, anche solo per poco e poi ha continuato a fare la sua vita. Magari la ricorderà fra qualche anno, perchè vivrà, quando si ritroverà a far sorridere qualcuno. E allora capirà, che forse non è stato un caso.
Dalla mia vita ho imparato questo, il "caso" o "destino" per me coincide con Dio. Mi rendo conto che può non essere condivisibile...ma quando scrivi "è solo un modo per mantenere vive le speranze"...prova a pensare a cosa saremmo senza la speranza...Sì, forse è una difesa...ma abbiamo anche bisogno di difenderci per non arrenderci, che pensi?
Ho dovuto spezzare le risposte in due parti perchè erano troppe lunghe!
Ritorniamo sempre sullo stesso punto perchè tu sei ottimista ed io pessimista.
Perchè tu sei forte e forse io non lo sono.
Perchè tu riesci a superare il dolore, e lo fai, e forse io no.
Cavaliere Oscuro non si tratta di questo.
Dire "tu sei così" non ha molto senso e, perdonami se te lo dico, è stato un pò un colpo basso il tuo.
Colpo basso non credo.
Ho detto semplicemente la verità. Tu hai la "fortuna" di essere forte ( e lo hai dimostrato nella tua vita, io lo so) e di avere fede in Dio.
Io e le persone come me, non abbiamo avuto questa fortuna.
E' per questo che crediamo che il mondo sia ingiusto.
Vorrei dire una cosa a Chiara:non ho capito la similitudine che fai con il mondo ingiusto e le persone che non hanno significato...
Premetto che le domande che ho scritto sono quelle che pongo a me stessa e per cui non trovo una spiegazione convincente...per questo potrò sembrare un po' contraddittoria o contorta; sto solo cercando di capire.
Io credo che spesso sia il “caso” a governare gli eventi, e che questo renda il mondo ingiusto, perchè è come una lotteria: devi avere il biglietto fortunato. Penso che riuscire a trovare un significato anche a eventi che molto probabilmente non lo hanno ci serve per credere che il mondo sia più prevedibile e quindi meno incontrollabile, e che se tutto in fondo accade per uno scopo il mondo non è poi così ingiusto. Questa ricerca di senso è indispensabile per poter vivere come lo è la speranza. Forse mentre la speranza ci aiuta a sopravvivere la ricerca di senso ci aiuta a vivere…Penso che credere in Dio renda la vita migliore. Ma dire “c’è sempre una ragione” non significa altro che spingere le persone a cercare e creare una ragione che di per sé non esiste. E qualche volta non c’è proprio modo di trovarla. Perché si dice “cercare” un significato invece che “inventare” o “creare” un significato di una situazione?Dove lo vado a cercare?Dentro di me?Allora posso dire di averlo creato!
Le difese sono necessarie ma ogni volta cerco di riflettere sul perché di una difesa: se sento il bisogno di difendermi evidentemente ho paura di qualcosa o percepisco un pericolo.
Per Anonimo preciso che io NON considero assolutamente le persone prive di significato. Anzi è solo dentro le persone che c’è del significato. E’ fuori dalle persone che credo che non ci sia.
Scusate…non sono stata proprio sintetica…!
Chiara
"Ma dire “c’è sempre una ragione” non significa altro che spingere le persone a cercare e creare una ragione che di per sé non esiste. E qualche volta non c’è proprio modo di trovarla".
E' per questo, secondo me, che esiste la fede.
Fede = fiducia! Fiducia che ogni cosa ha un senso, anche se a volte non riesco a trovare una ragione a ciò che mi accade. Fiducia che permette di affidarsi, perché "qualche volta non c’è proprio modo di trovarla" una ragione.
Mi viene questo paragone: a volte è un po' come se fossimo dei bambini davanti a qualcosa di più grande di noi e lontano dalla nostra comprensione. Un bambino, ad esempio, non capisce perché la mamma permetta che gli venga fatta un'iniezione (non ne trova la ragione). Però, in un certo senso, si fida. Piange e soffre, certo! Ma non per questo pensa che la mamma sia stupida o cattiva e se lo pensa è solo per un momento.
Detto questo mi rendo conto che aver fede (nel senso di aver fiducia) non è scontato.
Forse dovremmo davvero essere un po' più bambini...
Cavaliere Oscuro: io non parlarei di fortuna...bensì di modo di essere, modo di essere stati educati, modo di affrotnare la vita.
Chiara: "Penso che riuscire a trovare un significato anche a eventi che molto probabilmente non lo hanno ci serve per credere che il mondo sia più prevedibile e quindi meno incontrollabile, e che se tutto in fondo accade per uno scopo il mondo non è poi così ingiusto." Io non credo sia questo. Non è il voler rendere prevedibile, è semplicemente il "trovare" e non "cercare" un senso alle cose che ci accadono. E' come se fosse una cosa involontaria...non è un "dover" cercare per forza un senso, costi quel che costi, a qualcosa. Perchè non penso sia così.
Lo ripeto, a parer mio, il mondo può essere ingiusto anche se le cose hanno un senso, non è questo il problema. Il problema è: cosa mi spinge a dire che il mondo sia ingiusto o giusto (a seconda di come ciascuno lo vede).
Per quanto riguarda le difese...io non ho mai conosciuto nessuno che non abbia paura...ci sono persone che hanno difese più elevate che sembrano una fortezza, altre che le hanno di meno.Ma credo che ognuno di noi abbia nel cuore una difesa, almeno una, perchè penso che ognuno di noi abbia paura di qualcosa: che sia del buio, di lasciarsi andare, della morte, della malattia, del mondo.
Anna: concordo...e credo che la fede sia la chiave di tutto.
Carissima, è fortuna.
Fortuna di essere in un modo.
Fortuna di essere stati educati in un modo.
Fortuna di affrontare le cose in un modo.
Grazie delle risposte, ne terrò conto e ci rifletterò. Complimenti per il blog:è davvero piacevole ed è bello poter scambiare idee,confrontare opinioni e "costruire" qualcosa insieme.
Chiara
Chiara qui sei la benvenuta! ;-)!
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