E’ impossibile non comunicare.
Non lo dico io, ma il primo assioma della pragmatica della comunicazione.
Anche quando ci rifiutiamo di farlo, comunichiamo lo stesso.
E’ ovvio.
Se io parlo, sto comunicando che voglio parlare o che il mio interlocutore finisca di farlo.
Se io sto zitta, sto comunicando che davvero non se ne può più di parlare.
Se io chiudo gli occhi mentre la persona che ho davanti parla, parla, parla e ancora parla dicendo per la cinquantesima volta la stessa cosa, sto comunicando che tutti i miei sensi sono stanchi di ascoltare.
Se io mi arrabbio, sto comunicando che sono davvero stufa.
Dunque, è proprio pragmatica. Sto dicendo esattamente quello che voglio dire.
Però, succede spesso, che il vocabolario diventa il nostro migliore amico, perché quando vogliamo dire qualcosa a qualcuno, ci nascondiamo dietro perifrasi arzigogolate, lunghe, confuse, piene di metafore e parole eccentriche, per fare una semplicissima domanda o per esprimere un semplicissimo stato d’animo.
E’ proprio quello che vogliamo esprimere, ma lo celiamo.
E’ proprio quello che vorremmo chiedere, ma ci aspettiamo, SEMPRE, che l’altra persona riesca a capire al volo le nostre perifrasi arzigogolate, che riesca a rispondere esattamente come noi vorremmo, e non pensi che magari “abbiamo voluto dire un’altra cosa”.
E se non lo fa, ci arrabbiamo di brutto, uscendocene con la frase slogan: ma tanto non capisci.
( e ci credo!).
Per non parlare poi di tutte le seghe mentali che trafiggono il nostro cervello quando ci mettiamo ad analizzare ogni singola parola di quello che gli altri o l’altro ci dicono o ci scrivono.
Se la linea di realtà divide i fatti dalle illusioni, è chiaro che il più delle volte ci creiamo l’illusione che quella persona con quelle parole abbia voluto dire quello che noi ci illudiamo vorremmo sentirci dire. Sbagliando.
Se A dice “a presto”, B può pensare: “mi ha detto ‘a presto’ , quindi vuol dire che mi vuole rivedere …che bello!”…mentre magari A ha detto “a presto”, perché semplicemente è un modo di dire per salutare una persona che si conosce.
Oppure, se A dice: “ho voglia di una pizza”….B pensa: “forse vorrebbe che la invitassi a cena fuori”…mentre A semplicemente, ha espresso un suo fisiologico desiderio di riempire lo stomaco.
Il significato di questo post è uno: non esiste comunicazione senza che ci sia una relazione, e non esiste relazione senza che ci sia una comunicazione.
Se io sto comunicando, sia che io stia parlando, sia che io stia scrivendo, sono in relazione con qualcuno.
Se io sono in relazione con qualcuno, sto per forza comunicando qualcosa, anche e solo con il mio modo di pormi.
E allora la domanda è: perché se stiamo dalla parte di A, ci ostiniamo, spesso, a mascherare quello che vorremmo dire con parole astruse e a volte senza senso per non arrivare dritti al nocciolo, pretendendo che dall'altra parte ci sia qualcuno in grado di capire i nostri vorticosi labirinti mentali, e perché, invece, se stiamo dalla parte di B, ci ostiniamo a vedere sempre qualcosa dietro una semplice e banale frase o parola detta da una persona, quando invece abbiamo di fronte la realtà nuda e cruda?
Riflettete, riflettete...e fateVi un favore: per una volta, dite davvero ciò che volete dire.
Ditelo guardando l'altra persona negli occhi o scrivetelo... come volete, con un foglio e una penna, con una mail, con un sms, su una foglia, da qualsiasi parte.
Ma esprimete ciò che davvero pensate...non fa mica male!
7 commenti:
Allegra ma che ti sei bevuta???
Però che post!
Io dico, lei o lui dice, non ci capiamo o ci capiamo?
E' difficile a volte capirsi, però secondo me dipende dal tipo di relazione che si ha con l'altra persona.
Per il titolo sono d'accordissimo.
Per il resto del post ci devo pensare.Non vorrei dirlo, ma hai parecchio strizzato il cervello!
Scherzo ovvio...mica tanto!;-)
Il problema è che spesso ci illudiamo che l'altra persona voglia dirci qualcosa.Invece ci ha detto solo quello...
Sta tutto qui:non farsi illusioni.
Sei una che non ama le metafore?Da quello che scrivi non mi pare, sei abbastanza poetica.Perchè dici questo?
Caro anonimo, mi riferivo alla comunicazione a tu per tu, non alla poesia.
La metafora è essenziale e la amo, infatti la uso spesso.
Ma quando la metafora diventa la "scusa" per non far capire qualcosa in una comunicazione tra persone, è lì che non va bene.
Ciò che davvero penso?
Che sei un dono...!!
Grazie ;-)
...e lo sei anche tu :-)!
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