venerdì 19 febbraio 2010

Nel tempo dell'amore...

“Lo sguardo gli cadde allora sul vaso azzurro, lì davanti a lui sulla scrivania. Era vuoto, vuoto per la prima volta dopo tanti anni nel giorno del suo compleanno. Trasalì, sgomento: fu come se, all’improvviso, una mano invisibile avesse aperto una porta e una corrente fredda fosse penetrata da un altro mondo nella quiete della sua stanza. Percepì una morte e un amore immortale: qualcosa gli si spezzò nel profondo dell’animo e, per la creatura invisibile, egli ebbe un pensiero incorporeo e appassionato come per una musica lontana”.
Termina così “Lettera di una sconosciuta” di Stefan Zweig (Adelphi).
Ho amato questo romanzo in ogni singola parola. Non c’è niente che non sia al posto e al tempo giusti.
“A te, che mai mi hai conosciuta”.
E’ questa l’intestazione di una lunga lettera, che sembra quasi un manoscritto, che R., uno scrittore, riceve nel giorno del suo compleanno.
Una lettera scritta a mano che racconta la verità di un amore immortale e a lui sempre sconosciuto.
Una lettera di una donna che lo ha amato per tutta la vita e che ha vissuto sempre con la sola speranza di essere da lui riconosciuta almeno una volta.
Ma lui, non la riconoscerà mai, nonostante gli incontri, nonostante gli sguardi, nonostante le notti insieme.
I personaggi non hanno nomi, ma “solo” un’anima.
Quella di lei, disperata e fedele.
Quella di lui, il cui “sguardo avvolge e al tempo stesso spoglia, che abbraccia e già stringe”.
E lei attende, attende invano, attende…ma lui non chiama, lui non scrive neanche un rigo.
Qualcuno ha detto che “attendere è l’infinito del verbo amare”. Questa donna lo ha fatto per tutta la vita, non rimpiangendo neanche un giorno, senza mai chiedere niente.
Solo una promessa, il cui adempimento da parte di lui, rimane ignoto.
Metterà lui delle rose bianche il giorno del suo compleanno nel vaso azzurro per tutti gli anni che verranno?
O se ne dimenticherà, così come ha dimenticato di chiamarla, di scriverle…così come ha dimenticato tutta la sua esistenza.
Spesso le promesse che chiediamo non sempre vengono mantenute, perché ancor più spesso ne facciamo richiesta senza aspettare una risposta.
Lo farò. Non lo farò. Non lo so.
Lo farà. Non lo farà. Non lo so.
Il leggerissimo rumore del libro che mi si è chiuso nelle mani nel silenzio della mia casa, ha destato un ricordo nella mia memoria.
“Guai se non ci fossero sul nostro corpo cicatrici lasciate a testimonianza dell'amore, vorrebbe dire che non abbiamo mai amato veramente nessuno, nemmeno Dio”.
Non molto tempo fa qualcuno mi disse queste parole.
Questo libro me le ha riscritte nella mente ed è come se il tempo non fosse mai passato.
Quello che stupisce, di questa lunga lettera, è l’accettazione dell’amore che basta a se stesso.
Può bastare amare senza chiedere niente in cambio?
La protagonista non se lo chiede, lo vive e basta, scoprendo e accarezzando una cicatrice che non scomparirà mai.
Perché l’amore le basta, anche se “tutti, tutti mi hanno viziata, tutti furono buoni con me, tu solo, tu solo mi hai dimenticata, tu solo, tu solo non mi hai mai riconosciuta!”
L’amore le basta, anche se molto spesso il suo sguardo gridava “riconoscimi, riconoscimi”.
Ma l’amore è anche questo, è anche guardare all’altro in attesa che lui riconosca se stesso amato.
Il protagonista del libro di Zweig non l’ha fatto.
E spesso accade, in un romanzo come nella vita, che giunge il tempo in cui tutto prenderà forma nell’incorporeo riconoscimento di qualcuno che ci ha amato senza pretendere nulla in cambio.
E non sarà mai troppo tardi. Perché l’amore non conosce il tempo fino a quando non saremo noi a rovesciare la clessidra.
Ha solo 83 pagine questo romanzo, che, staccate ad una ad una e arrotolate, entrerebbero con facilità in una bottiglia vuota.
Qualsiasi mano potrebbe gettarla in mare. Qualsiasi onda potrebbe proteggerla. Qualsiasi riva potrebbe accoglierla.
Ognuno di noi sa quale siano le pagine della propria vita da arrotolare, infilare in una bottiglia e lanciarla in mare verso una precisa meta.
Ognuno di noi sa quale sia la cicatrice da accarezzare e quale sia il momento di rovesciare la clessidra.
Arrotolare, infilare, lanciare, accarezzare, rovesciare.
Ognuno di noi sa cosa fare, perchè ognuno di noi ha la libertà di scegliere.
Qualsiasi cosa, in qualsiasi tempo.
Soprattutto nel tempo dell'amore.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Uao!

Lorenza ha detto...

No...non può bastare amare senza chiedere niente in cambio.
Prima o poi farà troppo male.

Anonimo ha detto...

Dipende...non sempre siamo noi ad avere la libertà di muovere la clessidra.
Bello il tuo messaggio in bottiglia...ogni volta è un'emozione leggere quello che scrivi.

Federico ha detto...

"L'accettazione dell'amore che basta a se stesso" sembra la tua parafrasi moderna di "amor ch'a nullo amato amar perdona".

Anonimo ha detto...

So che esula dal post ma dopo il commento dell'anonimo che ti conosce sul post precedente voglio vederti ballare!

Anonimo ha detto...

Ma quanto leggi?!

Anonimo ha detto...

Mi procurerò questo libro.

Cavaliere Oscuro ha detto...

No non può bastare Allegra. Non può.

Anonimo ha detto...

Bene, oltre a tutto quello dei post precedenti ora ci presenti anche un amore che vive bene anche se non ricambiato.Certo che c'è da stupirsi ogni santa volta.

Allegra ha detto...

Chi ha mai detto che l'amore vive bene anche se non ricambiato?

Anonimo ha detto...

Si capisce da quello che hai scritto, mia gentile principessa.

Allegra ha detto...

Viva la libera interpretazione, caro anonimo. Tu mi sei maestro in questo.

Giulio ha detto...

Hanno fatto anche un film su questo libro se non sbaglio...o sbaglio?

Anonimo ha detto...

La tua ironia mancava a completamento del puzzle perfetto! Non ti smentisci perfettina!