Oggi mentre facevo le pulizie di casa mi è capitato di ascoltare una canzone alla radio.
Non la sentivo da parecchio tempo…ma è bastato percepire le prime note per fermarmi.
“Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi…ritrovarsi a volare.”
Chissà quante volte ci è capitato di seguire con gli occhi un airone o un gabbiano o una rondine o una nuvola…e provare un’emozione.
“Scoprire dove il sole va a dormire.”
Per poi magari rendersi conto di aver rubato quel sole per conservarlo.
E poi tirarlo fuori e giocarci a nascondino, come se fosse un bambino.
E accettare in silenzio la sua compagnia. E sorridere.
E provare un’emozione.
“Non fa rumore.”
Immaginate di trovarvi di fronte ad un’enorme libreria, una di quelle con tanti scaffali, e di avere accanto a voi uno scatolone pieno zeppo di libri.
Per ognuno di loro dovete trovare un posto nella libreria.
Cominciate a riporli, uno ad uno.
La libreria è grande, ma non vi accorgete che non tutti i libri, una volta rimessi a posto, sono visibili.
Alcuni sono capitati dietro.
Alcuni non si vedono.
Di alcuni non ricorderete il titolo né l’autore.
Di alcuni non ricorderete neanche l’esistenza.
“Come la neve non fa rumore”.
Le emozioni che non fanno rumore sono quelle che nascondi nelle pieghe più offuscate dell’anima.
Quelle che riponi dietro alle altre, quelle di cui non ricordi l’origine né il tocco che le ha provocate.
E non sai neanche il perché.
E pensi di averle dimenticate, ma…come quei libri in fondo allo scaffale, sono lì.
Basta solo rispolverarle.
“E ricoprir di terra una piantina verde sperando possa nascere un giorno una rosa rossa.”
Rispolverare le emozioni, riviverle ed inventarle.
Complicarle, semplificarle, colorarle, spezzarle e legarle, nominarle, scriverle e disegnarle.
Respirarle e soffocarle.
Ascoltarle e accarezzarle.
Donare loro un volto, uno sguardo, un tocco.
Un respiro.
Una vita.
Non la sentivo da parecchio tempo…ma è bastato percepire le prime note per fermarmi.
“Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi…ritrovarsi a volare.”
Chissà quante volte ci è capitato di seguire con gli occhi un airone o un gabbiano o una rondine o una nuvola…e provare un’emozione.
“Scoprire dove il sole va a dormire.”
Per poi magari rendersi conto di aver rubato quel sole per conservarlo.
E poi tirarlo fuori e giocarci a nascondino, come se fosse un bambino.
E accettare in silenzio la sua compagnia. E sorridere.
E provare un’emozione.
“Non fa rumore.”
Immaginate di trovarvi di fronte ad un’enorme libreria, una di quelle con tanti scaffali, e di avere accanto a voi uno scatolone pieno zeppo di libri.
Per ognuno di loro dovete trovare un posto nella libreria.
Cominciate a riporli, uno ad uno.
La libreria è grande, ma non vi accorgete che non tutti i libri, una volta rimessi a posto, sono visibili.
Alcuni sono capitati dietro.
Alcuni non si vedono.
Di alcuni non ricorderete il titolo né l’autore.
Di alcuni non ricorderete neanche l’esistenza.
“Come la neve non fa rumore”.
Le emozioni che non fanno rumore sono quelle che nascondi nelle pieghe più offuscate dell’anima.
Quelle che riponi dietro alle altre, quelle di cui non ricordi l’origine né il tocco che le ha provocate.
E non sai neanche il perché.
E pensi di averle dimenticate, ma…come quei libri in fondo allo scaffale, sono lì.
Basta solo rispolverarle.
“E ricoprir di terra una piantina verde sperando possa nascere un giorno una rosa rossa.”
Rispolverare le emozioni, riviverle ed inventarle.
Complicarle, semplificarle, colorarle, spezzarle e legarle, nominarle, scriverle e disegnarle.
Respirarle e soffocarle.
Ascoltarle e accarezzarle.
Donare loro un volto, uno sguardo, un tocco.
Un respiro.
Una vita.
“Tu chiamale se vuoi…emozioni”.
In un video rivisto poco tempo fa, Roberto Benigni, nel decantare la Divina Commedia, non faceva altro che ripetere “ abbiamo bisogno di essere educati alle emozioni”.
Ce lo siamo mai chiesti?
Ci siamo mai chiesti il perché, spesso, facciamo fatica a tirarle fuori?
Ci siamo mai chiesti il perché, spesso, crediamo di averle dimenticate per sempre?
Ci siamo mai chiesti il perché, spesso, le nascondiamo e fermamente assicuriamo a noi stessi e a chi ci sta di fronte un presente tranquillo?
Ci siamo mai chiesti il perché, spesso, non cerchiamo le emozioni?
Forse aveva ragione Benigni…abbiamo bisogno di essere educati alle emozioni.
Abbiamo bisogno di saperle distinguere, di saperle ricordare, di non saperle distruggere. Di saperle riporre al posto giusto.
Di saperle rispolverare.
Di saperle donare.
Di sapere di averne bisogno.
E di saperle amare.
Senza averne paura.
“Tu chiamale se vuoi…emozioni”.
Già…almeno proviamoci.
“Tu chiamale se vuoi…emozioni”.
Già…almeno proviamoci.
22 commenti:
Allegra ma cos'hai in questi giorni???
Elucubri più del solito...ma apprezzo queste elucubrazioni.
Vabbè ora rifletto.
Sì, concordo sull'educare alle emozioni.
Ma penso sia più una questione di saperle gestire. Spesso quando "le riponiamo dietro" vogliamo dimenticarle perchè ci fanno male.
E non le tiriamo fuori perchè questo fa ancora più male.
Tu potresti obiettare, tanto ormai ti conosco: sta tutto nella paura.
E io ti dico: hai ragione Allegra.
Allora educhiamoci a non aver paura.
E il come si fa, sta tutto nell'"educazione emotiva" come dici sempre.
Quindi ora voglio sapere, visto che sei in un periodo di forti elucubrazioni, in cosa sta questa educazione emotiva!
Si vede che leggo il tuo blog, non so se esserne contento! ;-)
Sì ce lo chiediamo spesso.
Ma è proprio questo il punto. Ce lo chiediamo ma a volte non sappiamo come fare.
Le emozioni sono un qualcosa di stupendo, ma spesso le offuschiamo, è vero, per difenderci, per restare in equilibrio.
Educarci alle emozioni...difficile...se prima non togliamo di mezzo la paura.
bentornata piccola!
E' vero "elucubri" di più in questi giorni(per dirla come cavaliere oscuro) ma ci piaci così!!!
Sono solito gironzolare tra i blog ogni tanto di sera.
E' la prima volta che capito qui.
Vorrei tanto anch'io ascoltare una canzone e cercare di "toccarla" come hai fatto tu.
"Per poi magari rendersi conto di aver rubato quel sole per conservarlo.
E poi tirarlo fuori e giocarci a nascondino, come se fosse un bambino.
E accettare in silenzio la sua compagnia. E sorridere.
E provare un’emozione."
La bellezza di questo passo è disarmante.
Paragonare il sole ad un bambino.Perchè?
Cristian
Cioè Cavaliere Oscuro si è fatto le domande e si è dato le risposte da solo! Della serie: si faccia una domanda e si dia una risposta!
Comunque, non divaghiamo!
Bella la riflessione. Mi piace.
Ma dico no...se solo cercassimo di vedere le cose più serenamente senza nascondere le emozioni, non sarebbe meglio?
Certo dirai e direte "ha scoperto l'acqua calda"...è banale ma è così.
Il problema è che l'essere umano si complica la vita perchè non riesce a stare in pace con se stesso (ah già...da quando leggo questo blog scrivo spesso sè stesso con l'accento, ho controllato e ho compreso che è più corretto scriverlo con l'accento, quindi grazie anche per questo, anche se il tuo gesto è involontario).
Dunque...educhiamoci alle emozioni, ma soprattutto alla semplicità di essere noi stessi.
Quelle che non fanno rumore in realtà fanno ancora più male.
Se l'autrice elucubra voi non è che siete da meno!!!!
E poi ELUCUBRARE ma che termine hai usato cavaliere oscuro????
Comunque...per ritornare al post,mi hai fatto tornare in mente questa canzone e mi sono rimesso ad ascoltarla.
Ma come si fa ad educarci alle emozioni?Forse conoscendoci di più e cercando di regolare ciò che proviamo, senza averne paura e senza far finta che non esiste.
Concordo con l'anonimo di prima: quelle che non fanno rumore fanno ancora più male.
Bentornata cara!
Roberto
La risposta sta tutta nel titolo (impeccabile, come fai non so!!!): amando le emozioni ci si educa ad esse. O almeno è il primo passo: se le amiamo, le facciamo nostre, se le facciamo nostre le conosciamo o almeno tentiamo di conoscerle, se le conosciamo, impariamo ad accettarle.
Se le accettiamo...forse non ne abbiamo più paura?
P.S.: merito di Carmen se "elucubro" anche io in questo modo.
Concordo con la bellezza del titolo.
Davvero.
E se pur amandole non riusciamo a viverle?
Caterina
Educarci alle emozioni...è come dire: educarci a vivere in modo sano.
Ho letto di corsa post e commenti.
Rileggerò per riflettere con calma.
Intanto, però, rispondendo a Roberto e Anonimo, vorrei dire che invece, secondo me, esistono anche emozioni positive che non fanno rumore e fanno tanto bene al cuore...
1sorriso!
Cavaliere Oscuro: continua a riflettere...sono "orgogliosa"di te!
Lorenza: anche la paura è un'emozione...non dobbiamo toglierla di mezzo, ma saperla gestire.
Cristian: benvenuto! Un bambino è come il sole perchè riesce a rallegrarti anche nelle giornate più scure. Come fa il sole sulla terra, così fa un bambino su di noi(almeno questo è il mio pensiero).
SerenoPocoNuvoloso: potresti spiegare meglio il tuo concetto del complicarsi la vita?Non l'ho capito.
Anonimo e Roberto: perchè pensate che le emozioni che non fanno rumore fanno più male? Non potrebbe essere, invece, che fanno rumore ma noi non lo sentiamo o non lo vogliamo sentire, perchè appunto "le abbiamo poste dietro lo scaffale"?
Caterina: forse allora non le ami davvero...(leggi AmicaLettrice).
1Sorriso: attendo le tue riflessioni...:-)!
Già riuscire a dare un nome ad un emozione è fondamentale: permette di conoscerla, riconoscerla e comunicarla, renderla esterna e non solo interna, definita e meno vaga. L'educazione emotiva a parer mio dovrebbe iniziare già dai primi anni di vita...educare a sentire, nominare e riconoscere le emozioni in sè e negli altri.
Si, ci sono emozioni che si nascondono. Ma ci sono anche emozioni che, per esempio, io non ricordavo nemmeno di aver mai provato finchè non mi è capitato di riprovarle, a distanza di anni, con altre persone in altre situazioni...emozioni positive che non erano state nascoste, ma forse erano state dimenticate.Come un profumo che ti ricordi di aver già sentito solo quando lo senti di nuovo. Ma è davvero possibile dimenticare le emozioni?
Chiara
Intendo che basterebbe essere sè stessi, con le proprie forze e fragilità.
Spesso, e da uomo lo ribadisco, tendiamo a non mostrare le nostre emozioni, non mostrandole poi spesso complichiamo le cose.
"Non lo ha fatto quindi ha pensato, non dice questo quindi forse è quello."
Tutto così diventa più complicato.
Se invece siamo noi stessi e mostriamo anche le nostre emozioni, pur mostrandoci fragili, perchè spesso lo siamo, perchè non farlo?
Invece ci complichiamo la vita.
Era questo il mio concetto...non so se mi sono spiegato ora carissima!
Perchè quelle che non fanno rumore...non fanno rumore perchè noi le abbiamo nascoste perchè ci facevano male e quindi fanno ancora più male perchè rimangono dentro.
Non so se Roberto sia d'accordo o meno.
Non ho mica capito. Cioè se fanno male fanno rumore no?
Ma anche se non fanno rumore fanno male, come qualcosa che non senti e non vedi ma sai che c'è. E fa più male secondo me.
No?
Allegra possiamo continuare questo botta e risposta?
Chiara: io penso di no...forse spesso crediamo di averle dimenticate, ma in realtà sono sempre dentro di noi. Come il profumo di cui scrivevi...
SerenoPocoNuvoloso: grazie per la spiegazione!
Anonimo: prego prego...io vi "ascolto".
Anonimo io continuo a non capire.
Quelle che fanno male le devi sentire per forza. Se non le senti come fanno a fare male?
Non è detto: fanno male perchè si rivelano in un altro modo. Non come sono nate, ma in altre circostanze.
Un altro anonimo
Posso inserirmi anch'io?
Forse l'anonimo intendeva che le emozioni che non fanno rumore sono quelle che abbiamo "rimosso".
La maggior parte delle cose che rimuoviamo, spesso, fa male, perchè non riesce a salire sul piano della coscienza e quindi non è soggetto all'elaborazione che poi porterebbe alla risoluzione.
Dottoressa Allegra...mi sono permesso di parlare al posto tuo, sono sicuro che avresti detto le stesse cose...
Un collega
Penso che l'ultimo commento abbia concluso la discussione...
Un altro anonimo
Posta un commento