domenica 7 febbraio 2010

La libertà sul pentagramma della vita

Ho sempre voluto imparare a suonare il pianoforte.
Ricordo che da piccola mi sedevo in un angolo e ascoltavo mio fratello strimpellare sui tasti, facendo in modo che lui non si accorgesse di me.
Sentir suonare qualcuno che pensa di essere solo, è uno spettacolo meraviglioso.
E’ come leggere uno scritto di qualcuno che decide di conservare il suo nero su bianco in un cassetto.
La meravigliosa solitudine di parole e di note.
Nero su bianco. E nero con bianco.
Non ho mai imparato a suonare il pianoforte, ma la musica l’ho sempre avuta dentro, forse perché facendo la ballerina mi sono abituata a coordinare qualsiasi passo ad una precisa nota.
E spesso, una precisa nota ad un labile ma inequivocabile pensiero.
Così come oggi.
Qualcuno suonava il pianoforte.
L’ho riconosciuto subito. Mozart.
Ricordi di un’età ormai lontana che si scontrano e si dissolvono nel qui ed ora.
La musica è fatta di accordi, di relazioni fra note.
Così come accade nella vita e nei rapporti reali.
Si è sempre in due, a prescindere dalla relazione.
Come quando suoni il pianoforte.
Se tocchi solo i tasti bianchi, la melodia c'è, ma non ha alterazioni, non ha ritmo.
Se tocchi solo i tasti neri, ci sono solo toni bassi o alti ma nessun suono piacevole.
Se invece li suoni entrambi, c'è una melodia armoniosa, perché c'è sia il suono e sia il suo ritmo...in bemolle o in diesis poi farà un'altra differenza.
Sfiorare quei tasti è come sfiorare il fondo del cuore di una persona.
Battere su quelli giusti, significa comprenderlo. Prendere con sé.
Costi quel che costi.
Le note del pianoforte si dileguano in un freddo mattino d’inverno.
Qualcuno ha smesso di suonare.
Sì…perché la musica porta sempre con sé la libertà di scegliere il tempo giusto.
Nel libro del Qoélet si racconta che c’è un tempo per ogni cosa, e spesso non ci rendiamo conto che Dio ci ha fatto il dono più grande che un uomo possa mai desiderare e soprattutto, averne bisogno.
La libertà.
Non c’è dono più grande del darla, più che del riceverla.
La libertà di donare ad ognuno il tempo di cui ha bisogno.
Il tempo per raccontarsi una bugia o una verità.
Il tempo per non dimenticarsi di guardare le stelle.
Il tempo per perdere il respiro meravigliandosi di tutte le cose belle che i giorni possono offrire.
Vorrei tanto imparare a suonare il pianoforte, soltanto per intonare il suono della libertà, per accordare il bianco con il nero ed inventare un arcobaleno di emozioni.
Ma provo solo a scrivere, e capisco che è la libertà che viene a cercarti quando scopri di aver bisogno di donarla agli altri.
C’è un tempo per imparare a suonare il pianoforte anche senza battere sul nero e il bianco di una tastiera: ed è in questo tempo, che intoni la melodia più bella.
Composta e diretta nei tuoi giorni migliori: quelli in cui scopri che basta poco per essere felici, perché conservi dentro di te la libertà che hai donato senza rivolerla mai più indietro.
Qualcuno ha ricominciato a suonare.
Io ho composto la mia sinfonia…ora, tocca a te.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Meravigliosa Allegra...

LettoreRitrovato ha detto...

Penso che la libertà sia un dono prezioso, ma che bisogna stare attenti a donarla.Troppa libertà non fa bene.Nè riceverla, nè donarla.
E' relativo.
Comunque bel post, del resto con te non si sbaglia.

Anonimo ha detto...

A proposito di libertà ho letto il tuo commento sul blog di zioscriba riguardo il libro di D'Avenia, sei stata molto dura, ma non pensi di aver limitato la sua libertà?

Anonimo ha detto...

Scusa mi sono espresso male forse,rileggendo il mio commento non si capisce a chi penso tu abbia limitato la libertà.
Riformulo: non pensi di aver limitato la libertà di scrivere un post di zioscriba sul suo blog con le tue parole un pò dure?

Allegra ha detto...

LettoreRitrovato: la libertà si dona perchè ci è donata, sta ad ognuno di noi saperla "moderare". Se poi si parla di libertà tra genitori e figli, ci sarebbe tanto da discutere, ma non era il tema del post.

Caro anonimo, avevo capito. Dunque...non conoscevo quel blog, sto facendo delle ricerche per un mio progetto e sono finita lì. Ma penso proprio di non ritornarci. Guarda caso mi sono ritrovata davanti quel post. In tutta sincerità credo di non aver limitato la libertà di alcuno con il mio commento. Ho espresso ciò che pensavo riguardo al suo post che ho trovato inopportuno e senza senso. Giudicare un libro senza averlo letto è per me un crimine. Lo è ancora di più giudicare uno scrittore da due frasi del suddetto romanzo riportate in un articolo di giornale. E lo è all'ennesima potenza giudicare una persona dal suo libro. La libertà di parola non dovrebbe ledere il lavoro altrui, nè tantomeno l'animo umano. Ben vengano le critiche, ma che siano critiche e non parole create a puntino per andare contro e soprattutto, ben vengano le critiche dopo aver letto un libro. Altrimenti, meglio non scrivere nulla. Spero di essere stata esauriente.

Federico ha detto...

Caspiterina. Hai sbagliato mestiere Allegruccia...forse dovevi fare l'avvocato...
Ah, precedo qualcuno: NON delle cause perse.(non si sa mai)

Anonimo ha detto...

Esauriente. Abbastanza. Grazie. Ora devo leggere questo libro, mi hai davvero incuriosito con questa grinta.

Anonimo ha detto...

Brava, bella!

Anonimo ha detto...

Sì, ora tocca a me...

Giulio ha detto...

Domanda: e se dando questa libertà si sbaglia? Voglio dire, se lasciando fare perdiamo il nostro "potere" di agire?

Allegra ha detto...

Anche dando la libertà si agisce.Più che parlare di "potere" parlerei di "volere".
E poi...questo è il rischio di una vita. Sono scelte.

messier ha detto...

Dare la libertà è SEMPRE non-sbagliato... non è 'lasciare fare', è dare la libertà, è una cosa tutta diversa.

Ciò che hai detto sui tasti bianchi e neri... è forte!